Borghi d'Europa, nel quadro del progetto L'Europa delle scienze e della cultura (Patrocinio IAI-Iniziativa adriatico Ionica,Forum intergovernativo sulla cooperazione regionale nella regione adriatico ionica), ha deciso di avviare nel 2024 un nuovo Percorso Internazionale sui temi del
folclore e delle tradizioni popolari.
“ Si tratta di un itinerario che vuol riavvicinare natura e cultura, in un originale viaggio all'insegna della sostenibilità ambientale – osserva Renzo Lupatin, giornalista e presidente di Borghi d'Europa.- Si chiama la Via dei Folletti, delle Fare, deggli gnomi e degli elfi. Accompagnerà questo viaggio Laura Panizutti, consulente finanziario e patrimoniale di Conegliano, zona dalla quale prende l'avvio il progetto nelle Terre del Piave. “
Garantire la sostenibilità ambientale significa tenere in equilibrio il nostro ecosistema naturale. Lottare contro l’inquinamento, prendere provvedimenti drastici in tema di emissioni nocive e produzione di rifiuti, attivare circoli economici virtuosi e improntati all’innovazione come driver per ottimizzare, riciclare o riusare le risorse. Un ecosistema di comportamenti per un unico, grande obiettivo.
E così, partiamo dalla Sinistra Piave e da una figura mitica.....
Il Mazariol
“Me racomando, no cascar entro te le peche del Mazariol”.
Ecco quello che avresti potuto sentirti dire se fossi nato nelle vicinanze Piave, soprattutto un po’ di anni fa, quando il mondo lì fuori era ancora magico.
Già, ma chi è, o cos’è, il Mazariol? E perché non bisogna pestare le sue “peche”, o impronte?
Il Mazariol, secondo la tradizione veneta, è un piccolo omino delle dimensioni di un folletto, vestito con un cappello o cappuccio rosso, scarpe a punta, un viso rugoso e una folta barba con capelli lunghi aggrovigliati.
Si dice abiti in grotte buie e tranquille, e si aggiri nelle foreste e boschi, da lui tanto amati, lungo la sponda sinistra del fiume Piave.
La leggenda narra che questa creatura passi le sue giornate rilassandosi e svolgendo il mestiere del malgaro e del pastore, grazie alle sue infinite conoscenze sulla natura e amore per gli animali.
Il Mazariol. Leggendario folletto della valle di Primiero
Dolomiti, uno dei posti dove la legenda del Mazariol è più diffusa
Il Mazariol, anche se non malvagio, è tuttavia un essere schivo che non ama la compagnia. Si dice sia dotato infatti di alcuni poteri magici che utilizza per nascondersi dalla bramosia e violenza dell’uomo. Se ti ritrovassi a passeggiare tra i boschi della marca o del bellunese, fai attenzione a dove metti i piedi. Se dovessi calpestare le impronte lasciata dal Mazariol infatti, saresti costretto come per incanto a seguirle, fino a perdere la memoria e smarrirti nella foresta.
La storia di questo piccolo omino però è molto più antica di quello che si possa immaginare, e si mescola con fatti di quella storia che tutti studiamo a scuola nei nostri libri.
Ti ricorderai immagino delle invasioni barbariche, che sconvolsero l’Impero Romano, e del temibile Attila.
Dipinto raffigurante gli Unni nella loro attività preferita: razziare l città
La leggenda narra infatti che il Mazariol, da sempre molto attaccato alla propria terra e pronto a difenderla da chiunque la minacci, affrontò gli Unni, quando gli stessi si avvicinarono troppo a quella che è l’attuale Oderzo, all’epoca Opiterum.
Scesa la notte nell’accampamento degli Unni il Mazariol, come prima cosa, rubò e disperdette tutti i viveri degli uomini di Attila. Diede poi fuoco a tutte le pelli di animali che i soldati usavano per coprirsi durante il sonno.
Nonostante la notte abbastanza movimentata, intorpidi ed affamati, i barbari erano comunque ancora decisi ad assaltare il paese.
Tuttavia, il nostro folletto aveva preparato loro un ultimo scherzo, e cioè intrecciò le criniere di tutti i cavalli, che gli uomini di Attila prontamente sciolsero appena se ne accorsero.
A cosa sarà mai servito fare una cosa così inutile, mi chiederai.
Ebbene, secondo la leggenda veneta, una cosa da cui guardarsi bene è lo sciogliere ciò che il Mazariol unisce: corde, tessuti e, appunto criniere di cavalli.
Infatti, non appena gli Unni slegarono i nodi, i cavalli divennero indomabili.
Gli invasori, ritrovandosi senza la possibilità di cavalcare gli animali che tanto temuti li resero in molte battaglie, decisero di ritirarsi dalla zona.
Il Piave, casa del Mazariol
Ancora oggi, se ti capitasse di passare nelle vicinanze del Piave, in una notte di luna piena, prova a dare un’occhiata al letto del fiume. Potresti infatti vedere il piccolo Mazariol, con il suo cappello rosso e scarpe a punta, mentre naviga in un piccola zattera e ti saluta, dicendo: “Salve, io sono il Mazariol che sconfisse Attila, il flagello di Dio”.
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