sabato 15 dicembre 2018

Il Medio Friuli e il 2019 Anno del Turismo Lento : l’incontro a Là da La Grise




La rete internazionale Borghi d’Europa ha tenuto una conferenza stampa di fine anno
alla Osteria Là da La Grise a Talmassons (UD),per ‘raccontare’ le iniziative sviluppate
nel Medio Friuli per l’Anno del Patrimonio Culturale e i percorsi di informazione previsti
nel 2019 Anno del Turismo Lento.
I temi del turismo slow incontreranno le Terre di Mezzo molte volte : per le Vie del
Gusto le iniziative de ‘I luoghi del desiderio’ (100 tane del gusto visitate in incognito e
segnalate dai giornalisti e dai comunicatori di Borghi d’Europa), grazie al partenariato
di informazione del Centro Dolce Friuli e del brand Tissi ; per i Mulini del Gusto e le
Vie d’Acqua le iniziative con il mondo delle farine, le realtà della panificazione, della
pasticceria e della pizza ( preziose le testimonianze di FriulPizza di Varmo e di Giroldo’s
Pizza di Flambro) e la storia delle risorgive ; l’incontro con il tessuto produttivo del
territorio,per narrare un’altra storia.
Proprio su questo ultimo punto vi è stato l’intervento di Fabrizio Cattelan, di CDA
di Cattelan srl,società di gestione di distributori automatici, in Flumignano.
“Da oltre 40 anni la nostra Azienda opera nel settore del Vending,con una forte spinta alla
ricerca e all’innovazione sul fronte del design e della tecnologia delle macchine,
previlegiando la partnership con imprese produttrici del settore alimentare e non solo,
investendo sulla formazione del personale e con uno spiccato orientamento alla green
philosophy e alle soluzioni per il benessere della persona.Azienda del Vending in costante
crescita,CDA è conosciuta come portabandiera della Responsabilità Sociale d’Impresa.
Negli anni CDA non si è infatti limitata alla distribuzione automatica diventando punto di
riferimento del settore,ma si è distinta con successo in progetti legati alla Respnsabilità
Sociale d’Impresa, alla salvaguardia dell’ambiente, alla discussione di corretti stili di vita
attraverso la sana alimentazione”
Borghi d’Europa promuoverà incontri in Friuli e a livello nazionale e internazionale su questi
temi, grazie alla collaborazione che Giuseppe Gaspari, giornalista ed enogastronomo, Palato
Anarchico, ha assicurato al progetto che avrà in CDA l’interlocutore previlegiato.

Poi ci ha pensato la cucina della Osteria Là da La Grise a rendere la conferenza stampa
a convivio degna di tal nome. La squadra di Cristina e Renzo ha offerto un ‘brano’
eccellente di come si possa essere creativi, senza snaturare le proprietà primarie degli
alimenti.
Alla fine Gianna e Roberta hanno raccontato la storia della Latteria Sociale di
Talmassons, con una degustazione di formaggi accompagnati dal ramandolo dell’azienda
agricola Micossi di Tarcento. L’Azienda,a conduzione familiare, propone da tre generazioni
i vini dei Colli Orientali. Oltre al ramandolo vogliamo ricordare il refosco dal peduncolo
rosso,lo schioppettino,il cabernet franc, il franconia, l’uvaggio Sidilis rosso,il Sidilis Bianco
(vitigno autotono Friulano) e il Picolit.

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sabato 3 novembre 2018

Le mele della famiglia Specogna di Pulfero a Borghi d'Europa


La rete internazionale Borghi d’Europa, in collaborazione e sotto il Patrocinio dell’Istituto per
la cultura slovena, ha inserito le Valli del Natisone nel percorso d’informazione dell’Anno del
Patrimonio Culturale Europeo e dell’Anno del Cibo Italiano.

I giornalisti e i comunicatori della rete hanno potuto conoscere la Società Semplice Agricola
Giuseppe Specogna di Brischis (Pulfero).
“ Siamo Marianna e Massimiliano Famea, due fratelli a cui è stato trasmesso l’amore per il
nostro territorio: le Valli del Natisone.A maggio 2016 abbiamo costituito la Società Semplice Agricola Specogna Giuseppe come prosecuzione dell’Azienda Agricola Specogna Giuseppe
creata da nostro zio Beppo negli anni ’80, venuto a mancare nel febbraio 2016.”
Ecco la storia…
Nelle Valli del Natisone tutte le famiglie coltivavano i campi e avevano una piccola stalla;
i prodotti coltivati venivano barattati mentre il latte prodotto veniva conferito alle latterie
turnarie. Anche i nonni avevano una realtà simile che negli anni ’80 lo zio Beppo amplia
in località Brischis di Pulfero costruendo un capannone adibito a stalla e fienile che ospitava
una sessantina di capi di cui la metà in lattazione (producevano circa 650 l di latte al giorno
che veniva conferito alla Latteria di Azzida) .
Era aiutato dai suoi genitori, la nonna Livia e il nonno Angelin e dalla sorella Franca e il
cognato Claudio (i nostri genitori).
E poi arriviamo noi, che siamo cresciuti correndo fra i prati che falciavano, sfrecciando con
la bici fra le mucche, andando ad attaccare/staccare rotoloni quando era il turno di bagnare
i cereali, noi a cui la nonna raccontava le storie mentre mungeva o rastrellava…
Nel frattempo i problemi legati alle quote latte avevano messo lo zio di fronte ad una scelta
che l’ha portato a convertire l’indirizzo aziendale da zootecnico a frutticolo, e da qui parte
la nuova avventura che ci vede coinvolti tuttora.

Inizia impiantando circa due ettari di mele nei dintorni dell’azienda per poi arrivare a
quattro ettari.Dal 2010, con gli ultimi reimpianti, converte e certifica circa due ettari di mele
in biologico e prossimamente andremo ad aumentare la produzione con altri due ettari.
Oltre a produrre mele, coltiviamo ortaggi bio (patate, cipolle, zucchine, basilico, pomodori, melanzane…), noci, noccioline, susine, cachi, cereali e continuiamo a falciare i prati per
mantenere pulito il territorio.
Abbiamo avuto e abbiamo tutt’ora la fortuna di essere cresciuti e vivere nelle Valli del Natisone, che sono un territorio unico, per molti ancora sconosciuto, ricco di storia, natura incontaminata, tradizioni…ma la fortuna più grande è stata quella che i nostri genitori, lo zio e i nonni ci hanno trasmesso l’amore per questo territorio e questo lavoro.”
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Associazione Culturale BORGHI d’EUROPA
Piazza Martesana n.6 Milano / via Lussemburgo n.42 Padova – tel.+39 3809081686 -mail : info@italiadelgusto.com www.borghideuropa.eu- www.grandistoriedipiccoliborghi.blogspot.com



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domenica 7 ottobre 2018

La visita all'Agriturismo il Capretto


La rete internazionale Borghi d'Europa ha realizzato nei primi giorni di settembre a Santa Maria di
Feletto, due giornate di informazione sui temi dell'Anno Europeo del Patrimonio Culturale.
I giornalisti e i comunicatori della rete hanno individuato 16 temi sui quali insistere per i percorsi
d'informazione, che hanno come filo logico comune il fatto di essere 'nascosti' o semplicemente
meno conosciuti.
Conegliano e dintorni sono stati esplorati con curiosità e attenzione, sia per gli aspetti dei segni
della storia, che per le vie del gusto. Questo blog è il 'risultato di questo specialissmo viaggio del
buon e bello vivere.


La visita all'Agriturismo il Capretto
Ci aveva incuriosito non poco quel cartello all’uscita dell’autostrada a Conegliano :
agriturismo al Capretto, menù contadino.
In tempi sospetti in cui i valori della genuinità sono talvolta posti al servizio di atti-
vità che solleticano la memoria senza per questo proporne i contenuti, non potevamo
che realizzare una delle nostre solite visite gustose.
L’occasione : il 2018 Anno Europeo del Patrimonio Culturale e Anno del Cibo italiano.

Così ci siamo seduti in una bella e ariosa sala, un servizio cortese ha preso la nostra
comanda, che si è orientata subito su di una amatriciana e un buon piatto di ossobuco.
La pasta e il suo commento hanno giustamente fatto una degna fine : con la scarpetta,
a sottolineare il gradimento. L’ossobuco, commentato con uno splendido sugo di
pomodoro di casa, non ha fatto che completare al meglio la visita.

Cinzia Dario e la sua famiglia hanno saputo proporre nel loro casolare ‘ripensato’
una linea di cucina semplice, dove il richiamo alla contadinità non è un vezzo, ma
il vero riferimento alla realtà aziendale.
Il Capretto offre anche ai suoi visitatori le verdure stagionali del proprio orto, i salumi
di ‘casada’ dai sapori decisi e ben definiti.


“Nella nostra azienda -racconta Cinzia-, alleviamo diverse specie animali: capre tibetane,
conigli,cavalla, anatre, faraone, tacchini, polli e maiali.Diamo particolare attenzione alla dieta dei nostri animali: un giusto equilibrio di cereali e del buon fieno sono le basi fondamentali per la loro crescita. Oltre alla fattoria coltiviamo anche:viti Prosecco D.O.C., patate, fagioli ,pomodori, zucchine, radicchio ,insalata,asparagi, melanzane,
peperoni, verze , broccoli ecc..”
L’agriturismo Al Capretto propone menu’ alla carta sempre diversi, ogni giorno si possono trovare piatti tipici della zona, al fine settimana su prenotazione abbiamo lo spiedo, carni in tecia come il capretto, coniglio, polli ruspanti, anatra nostrana, oca ecc… anche per asporto. Non mancano antipasti misti con affettati e formaggi anche di capra, piatti vegetariani e primi piatti.
La rete internazionale Borghi d’Europa ha così inserito il Capretto nella speciale lista dei locali
del previlegio, per questo 2018 benedetto!

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venerdì 20 luglio 2018

LOCALI STORICI D’ITALIA: IL GINROSA IN GALLERIA SAN BABILA A MILANO







Milano 17 Luglio 2018 - I giornalisti di Borghi d’Europa, nella loro ricerca su locali del gusto da raccontare all’interno del progetto informativo “Milano Vetrina del Gusto”, hanno avuto il piacere di incontrare Francesco De Luca, titolare del GINROSA in Galleria San Babila, vicino al Duomo.
Cos’è il GINROSA? Un locale storico, insignito nel 1931 della prestigiosa menzione di “Bottega Storica” e in tempi più recenti di “Locale Storico d’Italia” ed infine nel 2006 di “Negozio di Storica Attività” da parte della Regione Lombardia. Inoltre, GINROSA è anche il nome dell’aperitivo divenuto il cavallo di battaglia di questo locale, che esiste sin dal 1830 e che fu spostato nell’attuale sede in Galleria nel 1948, quando la gestione passò alla famiglia Marangione.
Francesco De Luca, assieme alla moglie Nicoletta Tarquino, lo ha rilevato nel 1998 anche se nel 1999 è stato dato un tocco più innovativo, continuando sempre la produzione tradizionale dell’aperitivo.
Oltre alla normale caffetteria, ai pranzi veloci e all’aperitivo pomeridiano/serale, è stata aperta anche una parte enoteca, davvero notevole per le etichette presenti, con cucina più ricca e sofisticata, destinata per eventuali eventi e pranzi di lavoro importanti.
Nel locale lavorano 14 persone fisse con esemplare professionalità, cosa fondamentale per una bottega storica che da sempre punta all’alta qualità dei prodotti offerti, in una zona rinomata della città meneghina che tuttavia, a detta di Francesco De Luca, risente commercialmente parlando delle conseguenze dei lavori per la realizzazione della nuova metropolitana Blu e dei disagi provocati da tali lavori.
Da GINROSA, potrai trovare il tradizionale aperitivo rosso di Milano che da il nome al locale, inoltre questo locale a 360° ha iniziato a produrre negli ultimi 2 anni un vero e proprio Gin più aromatico e uno più secco, in modo da poter soddisfare maggiormente le esigenze della gentile clientela.
Proprio per questo il GINROSA deve continuare a lavorare sulla qualità, valorizzando sempre tutti i prodotti, a partire dall’omonimo aperitivo che è diventato apprezzato e ricercato sia dai milanesi che dagli ospiti internazionali, in continuo aumento dopo Expo 2015.

venerdì 22 giugno 2018

Borghi d’Europa in Valtellina : a Bianzone, alla Trattoria Altavilla di Anna Bertola




Era stata Anna Bertola, signora della Trattoria Altavilla a Bianzone, a
suggerirci il nome dell’Olio dell’Elfo, prodotto in quantità limitatissime.
“Si chiama olio dell'Elfo e nasce dalla prima piantagione di ulivi messi a dimora
in bassa valle nel 1999. L'etichetta verde, con un piccolo elfo che tiene in mano
un rametto di olive dice "colline degli Elfi dal 1999 - olio extra vergine di oliva -
Azienda agricola Folini – Ardenno.”
Ci illumina con un bel servizio nel suo blog ilgustodelgusto.it il giornalista e scrittore
Renato Ciaponi, grande esperto dell’enogastronomia valtellinese.

I primi passi di Borghi d’Europa in Valtellina hanno preso lo spunto dalle
storie della viticoltura eroica, di Pietro Simone e Stefano Nera (Cantine Nera e
Azienda Agricola Caven Camuna,Chiuro), di Marco Triacca (Azienda Vitivinicola
La Perla, Tresenda di Teglio, di Luciana Marisa Paolo e Stefano (Azienda Agricola
le Strie, Cantina a Ponte in Valtellina).
Ma nei nostri itinerari vagabondi,in tempi non sospetti,avevamo avuto il piacere
di arrivare a Bianzone per visitare la Trattoria Altavilla.
A Bianzone ricordiamo per i Percorsi della Fede la Parrocchiale di San Siro con il
ciclo di affreschi di Cipriano Valorsa (detto il Raffaello della Valtellina) datati 1548 e
costituenti il Ciclo pittorico della "Vita della Vergine", di notevolissimo interesse, che
sono stati riscoperti e restaurati di recente assieme all'intero corpo architettonico
ecclesiale, al vasto sagrato con panorama sulla valle, nonché all'edificio antistante,
destinato ad accogliere un museo.
Ma ritorniamo alla Trattoria Altavilla.
“Curata personalmente dalla proprietaria la scelta dei prodotti, in prevalenza tipici,
spaziano dalla selezione delle bresaole ai piatti tipici come sciatt e pizzoccheri,
dalle crespelle di grano saraceno alle grigliate di carne, dai funghi alla selvaggina;
immancabile la polenta sia di granoturco che di grano saraceno.Particolarmente
curata la selezione dei formaggi; sempre presenti i prodotti DOP della Valtellina
(Bitto e Valtellina Casera).”
La Cantina presenta una selezione di oltre 400 etichette,scelte direttamente dalla
sommelier Anna.Presenti tutte le tipologie del DOC e DOCG della Valtellina,
con le sue sottozone: Valgella, Grumello, Inferno, Sassella, Maroggia;
ma anche una ampia gamma di vini nazionali ed internazionali.
Non vi sono parole per raccontare la professionalità, la simpatia, la disponibilità
della signora degli sciatt.
I giornalisti e i comunicatori di Borghi d’Europa avranno altre occasioni per incontrarla.

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domenica 1 aprile 2018

Borghi d'Europa nelle Terre della Piave : al bistrot Lambo's a Salgareda

Lo hanno definito nel corso della trasmissione multimediale L’Italia del Gusto, l’oste
‘antico eterno’. E, a dire il vero, mai definizione è più appropriata per parlare di Lamberto. 
Lamberto ha iniziato nella zona del Montello, a Nervesa della Battaglia,aprendo
l’Ultima Spiaggia, che esiste ancor oggi. Ma la sua storia si svolge tutta lungo le rive della
Piave.
A Ponte di Piave Lamberto gestisce di par suo Torre Morosini, enoteca con cucina.
La passione e la curiosità non mancano di sicuro : ecco, alcuni mesi orsono, pronta una nuova
scommessa : Lambo’s, bistrot a Salgareda, giusto di fronte al Municipio.
E il plurale si addice per davvero alla nuova avventura.
Bar per colazioni il mattino ; gli aperitivi e la scelta di qualche bicchiere di buon vino (che non
manca mai) ; tutto il mondo delle degustazioni, con prodotti sapientemente scelti nel territorio
locale.
Così i comunicatori e i giornalisti di Borghi d’Europa hanno voluto realizzare una sosta del gusto
nel giorno della visita di Gianluigi Veronesi ( fondatore e direttore del Gruppo Degusta), nelle
zone della Piave.
Lamberto ha proposto il vino col fondo di Carolina Gatti, un glera stratosferico di Walter Nardin, per commentare la porchetta artigianale di Luca e Barbara (Macelleria La Becheria,Ponte di Piave), con il pane artigianale del Panificio Pasticceria Mantovana di Ponte di Piave.

 

lunedì 19 marzo 2018

I Percorsi del Gusto : il Panificio Bosco a Treviso, all'Eden

Il buon pane, fatto a mano

Un po’ di storia…


Tutto inizia nel lontano 1950 a Monigo, località situata vicino a Treviso, dove i giovani Giulio e Rosa Bosco si imbarcavano in un’avventura che dura anche adesso nella tradizione di allora.
Impegnando nel loro duro lavoro anche i tre figli Giovanni, Dante e Silvana, trasmettevano a loro la passione per il pane.
Nel 1959, Giovanni si trasferisce nell’attuale sede di Viale Montegrappa a Treviso con la moglie Maria.
Mentre il panificio a Monigo cessa la sua attività nel 2000, tutt’ora, il panificio di Treviso continua a mantenere viva la tradizione della famiglia Bosco, gestito da Tiziano e Roberta.
 
Il tempo è passato ma la tradizione ogni giorno si rinnova come ai tempi di Giulio e Rosa.
La passione è rimasta la stessa, e ogni santo giorno sforniamo vari tipi di pane legati alla nostra tradizione e al nostro territorio, ma anche nuove tipologie innovative e salutistiche.
Oltre al pane, abbiamo il piacere di produrre anche i dolci e la salateria legati alle nostre tradizioni e alla nostra tipicità.
Il nostro è rimasto essenzialmente un panificio artigianale e ci vantiamo di poter accontentare anche il cliente più esigente in merito alla qualità e alla tipologia del prodotto.

"KM 0"

Abbiamo sempre prodotto il nostro pane secondo le migliori e tradizionali tecniche di produzione, prendendoci realmente cura di ogni panino, perché abbiamo il piacere, il gusto e la soddisfazione di proporre sempre quotidianamente il miglior pane possibile sotto tutti i punti di vista, sia a livello qualitativo che igienico sanitario. Per ottenere un prodotto più gustoso e saporito selezioniamo con cura tutte le materie prime e i fornitori, ma soprattutto perché sia più digeribile diamo al nostro pane tempi lunghi di lievitazione.
Non ci nascondiamo dietro a etichette variopinte o a messaggi pubblicitari di personaggi famosi, ma tutte le mattine siamo di persona a garantire il nostro lavoro e quello dei nostri collaboratori. L’unico cruccio che avevamo era di conoscere il mulino, ma niente, sapevamo da dove proveniva il grano. Ora possiamo finalmente proporre un pane impastato con farina prodotta con grano raccolto nella nostra provincia, conoscere di persona l’agricoltore che lo coltiva. In questo modo la filiera si accorcia diviene per così dire a chilometro 0, diviene un rapporto umano tra persone, che garantiscono di persona la “bontà” del prodotto.
Non è da sottovalutare l’impatto ecologico di questo progetto, anche per una produzione agroalimentare rivolta al nostro territorio in rispetto delle nostre tradizione e della nostra storia, ma quello che più importa una miglior conoscenza e maggior coscienza di ciò che mettiamo in bocca.
Dal mese di Luglio 2010 siamo il primo panificio nella regione Veneto che si può vantare di avere la certificazione per la produzione di pane a km 0 rilasciata dalla Commissione della Coldiretti Veneto. Assieme al Molino Rachello di Musestre (anch’esso certificato per la produzione di farina km 0), che raccoglie grano coltivato nei comuni limitrofi (di Preganziol, San Biagio, Roncade e Quarto d’Altino), garantiamo un prodotto sano e genuino legato al nostro territorio e alle nostre tradizioni. La targa di riconoscimento è stata consegnata Mercoledì 07 Luglio 2010 in sede Ascom a Treviso dal presidente della Confconsumatori, membro della commissione di controllo, Ermes Coletto e, dal presidente Coldiretti provinciale di Treviso Fulvio Brunetta.

Graziano Appiani

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Graziano Appiani giunge a Treviso, poco più che ventenne, nel 1873, in possesso di un brevetto industriale per una sua innovazione al sistema Hoffmann di cottura dei laterizi (un sistema di forno economico a fuoco continuo). Rilevata la vecchia azienda di mattonelle "Battistella", nelle vicinanze di Porta Santi Quaranta, diede avvio ad una fortunata industria di terracotte, ceramiche e laterizi applicando la propria invenzione.
A partire soprattutto dagli anni novanta, ottenuti importanti successi e riconoscimenti come imprenditore (nella sua fabbrica vennero impiegati centinaia di operai provenienti in gran parte dalle campagne circostanti), Appiani, si impegna anche nella vita pubblica: fu infatti presidente, per quattordici anni, della Camera di Commercio, quindi consigliere e assessore comunale per oltre trent'anni, fino al 1910.
Di fronte ad un'amministrazione locale immobile e restia a qualsiasi innovazione, si batte per la modernizzazione della città: si devono a lui la fondazione della prima società telefonica cittadina, la modernizzazione dell'illuminazione pubblica, i primi progetti della rete tranviaria urbana, gli studi preliminari per varie ferrovie di raccordo, l'idea della Ferrovia Treviso-Ostiglia e della Vittorio-Ponte nelle Alpi.
Nel 1909-1910 appoggia l'alleanza di sinistra tra borghesia laica e socialisti, contribuendo all'elezione in Parlamento, nel 1909, del radicale anticlericale Lorenzo Ellero e al successo del Blocco popolare alle elezioni comunali dell'anno successivo.
A stretto contatto con i suoi operai-contadini, Appiani si accorge che le masse rurali cattoliche hanno ormai assunto un atteggiamento fortemente ostile nei confronti del ceto dirigente laico-borghese; decide quindi, sorprendendo tutti, di presentarsi alle elezioni politiche del 1913, le prime in seguito all'introduzione del suffragio universale maschile, abbandonando le posizioni della democrazia liberale e facendosi eleggere in Parlamento, grazie al sostegno dei clericali, nella file del Partito Popolare, battendo clamorosamente il radicale Ellero e il socialista Vittorio Gottardi.
Coprì la carica di Membro del Consiglio Superiore della Industria e del Commercio. Fu inoltre presidente onorario delle società cooperative e delle società di mutuo soccorso cittadino.
Gli fu conferita l'onorificenza di Cavaliere Ufficiale e di Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia.

Attività imprenditoriale

A partire dall'estate del 1873, Appiani getta le basi di un ambizioso piano edilizio il cui obiettivo finale era la realizzazione di un moderno centro industriale.

La fabbrica laterizi e fornaci Sistema Privilegiato della Ditta Appiani e C.

Fonda innanzitutto lo stabilimento per la produzione dei laterizi, la Fabbrica laterizi e fornaci Sistema Privilegiato della Ditta Appiani e C., in un'area di Treviso di 45000 m² circa, precedentemente occupata dalle fornaci Battistella. Grazie all'innovazione da egli stesso introdotta, Appiani riesce ad affermare il proprio marchio a livello nazionale ed internazionale prima nella fabbricazione di laterizi e successivamente nella produzione di formelle in grès per pavimenti e rivestimenti.
Questa attività gli procurò riconoscimenti alle più importanti esposizioni internazionali e gli consentì di svolgere un'intensa opera in campo sociale e politico.

Ceramica Appiani

Fondata a Treviso nel 1873, la Ceramica Appiani era dedita alla produzione di fregi, coppi e mattoni, per cui ricevette molteplici riconoscimenti in Italia e all'estero, si passa, nei primi anni del 1900, a quella di piastrelle pressate con polvere d'argilla e si realizzano nuovi sistemi per la lavorazione e la cottura dei materiali.
Nel 1910 il fondatore Graziano Appiani dà il via alla produzione delle prime mattonelle ceramiche colorate e costruisce il “ villaggio Eden” per la vita e il benessere delle proprie maestranze, con case, ristorante, cinema e teatro, primo esempio di imprenditoria illuminata.

Ventennio Fascista

Le commesse sono relative alle pavimentazioni di caserme, hangar, ospedali e stazioni. Successivamente agli eventi bellici inizia la produzione del famoso “gres rosso” che ha contraddistinto l'azienda nel periodo della ricostruzione e del boom economico. Nel 1960 la famiglia Appiani inizia una politica di rinnovamento e sviluppa collaborazioni con progettisti e designer come Giò Ponti. Nel decennio seguente viene costruito un innovativo impianto per la produzione di gres smaltato con l'esclusiva tecnologia della “monopressocottura”. Negli anni ‘90 la famiglia Bardelli, affermato marchio del settore, rileva l'azienda e, recuperandone le antiche tradizioni, sviluppa la produzione del mosaico ceramico. Nel 2000 viene realizzato il totale rinnovamento degli impianti produttivi introducendo la più spinta automazione e la completa computerizzazione.

Dalla scoperta Del Mosaico in Gres ad oggi

Appiani riscopre il fascino dei materiali di antica produzione come il mosaico e propone colori, formati e finiture per realizzare superfici multimateriche e campiture policromatiche, accostando forme e dimensioni della tradizione ceramica. Appiani fa parte del gruppo Altaeco assieme ad altre tre realtà del mondo ceramico di eccellenza: Ceramica Bardelli, Gabbianelli e Ceramica Vogue.

Villaggio Eden

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Imprenditore paternalista, ha un rapporto diretto con i propri dipendenti, dai quali esige fedeltà assoluta (si oppone infatti con successo alla loro sindacalizzazione).
Aderendo alle idee di Giuseppe Toniolo, teorico sociale che promosse azioni a favore del miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori all'interno ed all'esterno della fabbrica, Appiani introduce nel suo stabilimento il riposo festivo, il salario minimo ed escluse dal lavoro gli adolescenti. Realizza inoltre sistemi per l'eliminazione delle polveri prodotte dalla lavorazione e cottura dei laterizi.
Il progetto più ambizioso fu però quello del villaggio Eden, poco distante dalla sua villa[1]: decine di case per i propri dipendenti, l'Eden teatro, un caffè ristorante, una stand per il tiro al piccione, uno spaccio-distilleria.

2018 Anno Europeo del Patrimonio Culturale : il Teatro Eden a Treviso

Il Teatro Eden, notevole esempio di architettura Liberty a Treviso, fa parte del villaggio Eden, l'ambizioso progetto dell'industriale Graziano Appiani.

Storia

Il teatro Eden, inaugurato il 5 gennaio 1911 "alla presenza di molte autorità anche nazionali e col concorso della banda cittadina, tra una folla gaudente e chiassosa", fu pensato dal proprietario della Fabbrica laterizi e fornaci Sistema Privilegiato della Ditta Appiani e C. quale luogo di svago per i propri dipendenti e più in generale per la cittadinanza tutta. Divenne subito un "centro polivalente": qui si poteva non solo assistere a spettacoli teatrali e cinematografici, a concerti e balletti, ma anche danzare, pattinare, organizzare feste e manifestazioni varie.
La prima guerra mondiale segnò un primo periodo di declino per il teatro.
Dopo il 1923 la gestione passò alla Società "Punto Interrogativo" presieduta da Pietro Zanetti, che ebbe il merito di fare del Teatro un luogo destinato ad ospitare le varie società filodrammatiche e folcloristiche di Treviso. L'Eden continuò così per alcuni anni la sua attività, anche se non più legata alla fabbrica e agli ideali di Appiani.
In seguito ad un nuovo periodo di abbandono, il 20 ottobre 1930, Dante Appiani, figlio ed erede di Graziano, cedette il teatro alla Società Anonima "Calzaturificio Eden" che qui trasferì la propria attività. Il 20 luglio 1948 la proprietà passò quindi al Consorzio Cooperativo Tabacchicultori di Castelfranco Veneto. Il fabbricato fu infine acquistato, il 15 dicembre 1967, dal Comune che lo adibì a magazzino per la nettezza urbana.

Il rilevamento da parte di Fondazione Cassamarca e il restauro

Alla fine dagli anni novanta Fondazione Cassamarca ha promosso un intervento di recupero incentrato sul restauro conservativo del fabbricato liberty e sulla costruzione di un nuovo corpo interrato contenente gli impianti, i servizi e le attrezzature necessarie al funzionamento del Teatro. L'intento è stato quello di fornire alla città una sede teatrale in attesa di poter riaprire, dopo un radicale e necessario intervento di restauro, il Teatro Comunale.
Anche in questo caso, come per il Teatro Comunale, la Fondazione ha disciplinato con il Comune di Treviso, tramite apposita convenzione, la concessione in comodato del bene per trent'anni e la gestione dello stesso dopo il restauro.
Il teatro è quindi inaugurato il 23 dicembre 1999, riacquistando, dopo anni di abbandono, la dignità di luogo di cultura e di spettacolo.
Successivamente, nel 2002 Fondazione Cassamarca ha infine acquistato il Teatro dall'Amministrazione Comunale.

Architettura

Il Teatro Eden fu progettato dall'ing. Alfonso Modonesi, allora ingegnere capo del Comune di Treviso.

Esterno

La facciata è caratterizzata da un corpo avanzato più basso contenente l'atrio su cui si apre il portale d'ingresso sormontato da un balcone e fiancheggiato da due finestroni. L'ingresso è oggi protetto da un porticato in ferro battuto costruito negli anni novanta. Quattro grandi paraste con un'alta base e un coronamento in cui si trovano lumiere a palla in ferro battuto, ritmano questo prospetto. La parte arretrata della facciata raccordata all'avancorpo dalle linee curve di due elementi laterali in forma di garitta, contiene la sala vera e propria, ed è anch'essa decorata da paraste sulla cui sommità si trovavano porta bandiere in ferro battuto. Al centro, la grande scritta "Eden Teatro", ricostruita nel corso dei recenti restauri, chiude la capriata del tetto.
Tutto l'esterno dell'edificio era caratterizzato da una decorazione in stile Liberty Floreale, come si può dedurre da una stampa dell'epoca.

Interno

Un atrio tripartito dà accesso alla sala e, attraverso due scale laterali, alla loggia. Il pavimento della sala (m. 23 per 16, con una altezza di m. 8,50) è costituito da formelle esagonali in gres opaco di colore rosso, ocra e azzurro con una struttura a nido d'ape. La loggia a ballatoio che corre intorno ai tre lati della platea conserva nelle balaustre lignee un caratteristico motivo a lira ripreso anche nei bassorilievi dei portali. Altre decorazioni in gres smaltato e altri elementi laterizi modulari, di varie forme e colori, tipiche della produzione Appiani, sono presenti in sala.
In totale vi sono 451 posti a sedere, di cui 360 nel parterre e 85 nel loggiato al piano primo.
Il boccascena si trova nella parte sud-ovest dell'edificio ed ha un'altezza di m. 6,80 e una larghezza di 8 metri. Purtroppo non rimane traccia del palcoscenico originale, smontato quando l'edificio fu adibito ad altri usi; in origine doveva misurare 15 metri di profondità per 15,50 di larghezza ai muri esterni. Il palcoscenico si estende ora su 184 metri quadrati ed è affiancato dalla fossa orchestrale ampliata per ospitare 40 elementi.
L'intervento di restauro aggiunge alla superficie originale di circa 800 metri quadrati, nuovi spazi pari a circa 1200 metri quadrati, interrati. La nuova area comprende 900 metri quadrati per i locali tecnici relativi a gruppi elettrici, all'impianto di condizionamento dell'aria, al sistema antincendio e ad altri impianti ausiliari, 150 metri quadrati per gli spogliatoi e servizi, 150 metri quadrati per il guardaroba.

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La Bottega dei Ricordi : il Villaggio Eden a Treviso

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« Tutti, chi a piedi, chi in calesse, chi con il tram a cavallo – e poi elettrico – accorrevano festanti alla luminaria delle divagazioni serali del quartiere ribattezzato Eden: giuochi di bocce, pattinaggio, feste da ballo, cinematografo e proiezioni di fotografie a colori, concerti con strumenti misteriosi, stand di tiro al piccione, parco pei giuochi pirici, serate mondane aperte a tutti con il concorso di ministri o notabili delle capitali del Regno. »
(Gianluca Marino)

Il villaggio Eden è un quartiere di Treviso, situato tra le mura occidentali del centro storico e la località San Giuseppe.
Fu costruito all'inizio del Novecento dall'industriale Graziano Appiani con l'intenzione di realizzare un progetto urbanistico e sociale a favore dei moltissimi lavoratori che si trasferivano in città dalle campagne e dai paesi vicini per lavorare nella sua azienda, la Fabbrica laterizi e fornaci Sistema Privilegiato della Ditta Appiani e C..


Il progetto

Urbanisticamente l'iniziativa si prefigura come possibile sviluppo della città di Treviso verso ovest, tra le mura e l'antico centro di San Giuseppe, vicino al piccolo scalo ferroviario e stazione di Porta Cavour (l'antica Porta Santi Quaranta) sulla linea Treviso-Vicenza.
L'ambizioso progetto, finalizzato a dare concreta applicazione alle idee dell'economista e sociologo Giuseppe Toniolo, si concretizza in diverse decine di unità abitative per i dipendenti dell'Appiani, nell'Eden Teatro, in un caffè ristoratore, uno stand per il tiro al piccione e uno spaccio-distilleria, nonché nella linea 2 della rete tranviaria urbana.

Unità abitative

Nelle adiacenze della Fabbrica laterizi e fornaci Sistema Privilegiato della Ditta Appiani e C. vengono costruite due schiere di appartamenti su due piani, la prima costituita da 6 unità abitative e la seconda da 14 più piccole . Ogni casa è identificata dal proprio bel portoncino d'ingresso ed ha sul retro un piccolo orticello per una parziale autosufficienza alimentare delle famiglie.
Le decorazioni applicate alla facciata e degli interni (piastrelle bicrome in gres smaltato e altri elementi laterizi modulari) sono, ovviamente, produzione della fabbrica stessa. Piastrelle contornano le porte, formano zoccolature al piano terreno, fanno fascia tra i piani e sotto il cornicione. Elementi laterizi formano inoltre una ininterrotta balaustra sommitale con statue neoclassicheggianti in terracotta.

In testa alle due schiere, in una loggia, sono poste statue in terracotta che chiudono scenograficamente lo spazio tra la fabbrica, l'adiacente villa Appiani e le due villette di fronte.

Eden Teatro
Si è inoltre conservato ed è nuovamente funzionante l'Eden Teatro, pensato dal proprietario della Fabbrica laterizi e fornaci Sistema Privilegiato della Ditta Appiani e C. quale luogo di svago per i propri dipendenti.
Caffe Ristorante Eden
Con il Caffe Ristorante Eden Appiani ha cercato di fondere il luogo della tradizionale gita con spuntino "fuori porta" della borghesia cittadina, il ritrovo mondano del caffè concerto e il gioco popolare delle bocce, attorniato d tavoli da osteria. Nel giardino posto alle spalle del Ristorante venivano organizzati balli popolari, concerti all'aperto e spettacoli pirotecnici.

Completavano il villaggio uno stand per il tiro al piccione e uno spaccio-distilleria

La Bottega dei Ricordi : La rete tranviaria di Treviso

La rete tranviaria di Treviso, costituita da tre linee urbane a trazione elettrica, rimase in esercizio solamente per ventotto anni, rappresentando comunque uno strumento di innovazione e un volano economico per la vita della città della prima metà del Novecento.
Promossa a livello locale, la rete era integrata rispetto a quella di Mestre, rappresentando sin dall'origine il prolungamento urbano della tranvia extraurbana Mestre-Treviso.

Storia

Tram presso la barriera Vittorio Emanuele
Nel 1908 un consorzio appositamente costituito promosse la realizzazione di una tranvia fra Mestre e Treviso, con capolinea a Sant'Artemio, nell'area dove sarebbe sorto il nuovo ospedale psichiatrico, per la quale fu richiesta la concessione del suolo stradale. Lo statuto di tale consorzio fu con regio decreto n. CXXXIV del 27 febbraio 1908.
Fra i principali promotori della tranvia figuravano Gregorio Gregorj e Graziano Appiani, consiglieri comunali e imprenditori; l'Appiani, in particolare, fece realizzare il quartiere Villaggio Eden, nell'area di Porta Cavour, al cui servizio furono progettate la stazione ferroviaria di Porta Cavour e l'apposita diramazione tranviaria.
Con regio decreto n. 412 del 2 aprile 1911 fu accordata alla Società Anonima Tramvie di Mestre (STM) la costruzione e l'esercizio di due linee tranviarie "fra Mestre e Carpenedo e fra Mestre a Treviso e Sant'Artemio, con diramazione da Piazza dei Noli alla stazione ferroviaria di Porta Cavour in Treviso", sulla base dei relativi progetti redatti dall'ingegner Angelo Bortolato e presentati da quest'ultimo fra il 1908 e il 1910.
Frattanto i lavori di costruzioni della linea principale erano stati terminati e la stessa poté essere inaugurata nel 1910; ad essa seguì l'anno successivo quella sulla diramazione, che prese il nome di "linea 2".
Nel 1928 la rete raggiunse la massima estensione arricchendosi della linea 3, sul percorso che dalle Poste Vecchie conduceva alla località Porto di Fiera[2].
In un contesto storico generalmente poco favorevole ai trasporti su rotaia, negli anni trenta si optò per la sostituzione dell'estesa rete tranviaria dell'area cura della Società Filovie Mestrine (SFM), che nel 1938 inaugurò la filovia extraurbana Mestre-Treviso la quale serviva altresì l'ambito urbano di Treviso fra la stazione ferroviaria, ov'era presente un anello di inversione, e piazza della Vittoria soppiantando completamente il tram.

Caratteristiche

Porta Mazzini o San Tomaso, con il tram
La rete nacque in origine a trazione elettrica e scartamento metrico, mantenendo dunque le caratteristiche della rete urbana di Mestre di cui rappresentava un'estensione[3].
La rete era strutturata su tre linee urbane, cui si aggiungeva il collegamento extraurbano per Mestre attivato nel 1909 lungo il Terraglio:
  • La linea 1 collegava la stazione di Treviso Centrale con Sant'Artemio. Il capolinea meridionale era situato a nord del passaggio a livello che immetteva nel Terraglio, in prosecuzione del servizio tranviario proveniente da Mestre. Lasciata la stazione, veniva oltrepassata la barriera daziaria di corso Vittorio Emanuele II (poi corso del popolo) presso Porta Antille; il binario transitava dunque per piazza San Leonardo e Porta San Tomaso, impegnando la strada Pontebbana fino all'area dove nel 1913 sorse l'ingresso dell'ippodromo.
  • La linea 2 originava all'imbocco del viale Trento e Trieste, davanti al Caffé Passuello e seguiva il percorso comune con la linea 1 fino ai Noli (Piazza Borsa), per poi impegnare l'itinerario per piazza dei Signori, via Calmaggiore, via Canova, Borgo Cavour, viale Monte Grappa e viale XIV Luglio, in prossimità della stazione di Porta Santi Quaranta. Il tram sottopassava la Porta Santi Quaranta, caratterizzata da un varco di dimensioni ridotte.
  • La linea 3 si diramava in prossimità delle Poste Vecie, che sorgevano in via Carlo Alberto all'incrocio con via Sant'Agostino, per raggiungere la località Porto di Fiera attraverso via Carlo Alberto e viale IV Novembre

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