lunedì 19 marzo 2018

I Percorsi del Gusto : il Panificio Bosco a Treviso, all'Eden

Il buon pane, fatto a mano

Un po’ di storia…


Tutto inizia nel lontano 1950 a Monigo, località situata vicino a Treviso, dove i giovani Giulio e Rosa Bosco si imbarcavano in un’avventura che dura anche adesso nella tradizione di allora.
Impegnando nel loro duro lavoro anche i tre figli Giovanni, Dante e Silvana, trasmettevano a loro la passione per il pane.
Nel 1959, Giovanni si trasferisce nell’attuale sede di Viale Montegrappa a Treviso con la moglie Maria.
Mentre il panificio a Monigo cessa la sua attività nel 2000, tutt’ora, il panificio di Treviso continua a mantenere viva la tradizione della famiglia Bosco, gestito da Tiziano e Roberta.
 
Il tempo è passato ma la tradizione ogni giorno si rinnova come ai tempi di Giulio e Rosa.
La passione è rimasta la stessa, e ogni santo giorno sforniamo vari tipi di pane legati alla nostra tradizione e al nostro territorio, ma anche nuove tipologie innovative e salutistiche.
Oltre al pane, abbiamo il piacere di produrre anche i dolci e la salateria legati alle nostre tradizioni e alla nostra tipicità.
Il nostro è rimasto essenzialmente un panificio artigianale e ci vantiamo di poter accontentare anche il cliente più esigente in merito alla qualità e alla tipologia del prodotto.

"KM 0"

Abbiamo sempre prodotto il nostro pane secondo le migliori e tradizionali tecniche di produzione, prendendoci realmente cura di ogni panino, perché abbiamo il piacere, il gusto e la soddisfazione di proporre sempre quotidianamente il miglior pane possibile sotto tutti i punti di vista, sia a livello qualitativo che igienico sanitario. Per ottenere un prodotto più gustoso e saporito selezioniamo con cura tutte le materie prime e i fornitori, ma soprattutto perché sia più digeribile diamo al nostro pane tempi lunghi di lievitazione.
Non ci nascondiamo dietro a etichette variopinte o a messaggi pubblicitari di personaggi famosi, ma tutte le mattine siamo di persona a garantire il nostro lavoro e quello dei nostri collaboratori. L’unico cruccio che avevamo era di conoscere il mulino, ma niente, sapevamo da dove proveniva il grano. Ora possiamo finalmente proporre un pane impastato con farina prodotta con grano raccolto nella nostra provincia, conoscere di persona l’agricoltore che lo coltiva. In questo modo la filiera si accorcia diviene per così dire a chilometro 0, diviene un rapporto umano tra persone, che garantiscono di persona la “bontà” del prodotto.
Non è da sottovalutare l’impatto ecologico di questo progetto, anche per una produzione agroalimentare rivolta al nostro territorio in rispetto delle nostre tradizione e della nostra storia, ma quello che più importa una miglior conoscenza e maggior coscienza di ciò che mettiamo in bocca.
Dal mese di Luglio 2010 siamo il primo panificio nella regione Veneto che si può vantare di avere la certificazione per la produzione di pane a km 0 rilasciata dalla Commissione della Coldiretti Veneto. Assieme al Molino Rachello di Musestre (anch’esso certificato per la produzione di farina km 0), che raccoglie grano coltivato nei comuni limitrofi (di Preganziol, San Biagio, Roncade e Quarto d’Altino), garantiamo un prodotto sano e genuino legato al nostro territorio e alle nostre tradizioni. La targa di riconoscimento è stata consegnata Mercoledì 07 Luglio 2010 in sede Ascom a Treviso dal presidente della Confconsumatori, membro della commissione di controllo, Ermes Coletto e, dal presidente Coldiretti provinciale di Treviso Fulvio Brunetta.

Graziano Appiani

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Graziano Appiani giunge a Treviso, poco più che ventenne, nel 1873, in possesso di un brevetto industriale per una sua innovazione al sistema Hoffmann di cottura dei laterizi (un sistema di forno economico a fuoco continuo). Rilevata la vecchia azienda di mattonelle "Battistella", nelle vicinanze di Porta Santi Quaranta, diede avvio ad una fortunata industria di terracotte, ceramiche e laterizi applicando la propria invenzione.
A partire soprattutto dagli anni novanta, ottenuti importanti successi e riconoscimenti come imprenditore (nella sua fabbrica vennero impiegati centinaia di operai provenienti in gran parte dalle campagne circostanti), Appiani, si impegna anche nella vita pubblica: fu infatti presidente, per quattordici anni, della Camera di Commercio, quindi consigliere e assessore comunale per oltre trent'anni, fino al 1910.
Di fronte ad un'amministrazione locale immobile e restia a qualsiasi innovazione, si batte per la modernizzazione della città: si devono a lui la fondazione della prima società telefonica cittadina, la modernizzazione dell'illuminazione pubblica, i primi progetti della rete tranviaria urbana, gli studi preliminari per varie ferrovie di raccordo, l'idea della Ferrovia Treviso-Ostiglia e della Vittorio-Ponte nelle Alpi.
Nel 1909-1910 appoggia l'alleanza di sinistra tra borghesia laica e socialisti, contribuendo all'elezione in Parlamento, nel 1909, del radicale anticlericale Lorenzo Ellero e al successo del Blocco popolare alle elezioni comunali dell'anno successivo.
A stretto contatto con i suoi operai-contadini, Appiani si accorge che le masse rurali cattoliche hanno ormai assunto un atteggiamento fortemente ostile nei confronti del ceto dirigente laico-borghese; decide quindi, sorprendendo tutti, di presentarsi alle elezioni politiche del 1913, le prime in seguito all'introduzione del suffragio universale maschile, abbandonando le posizioni della democrazia liberale e facendosi eleggere in Parlamento, grazie al sostegno dei clericali, nella file del Partito Popolare, battendo clamorosamente il radicale Ellero e il socialista Vittorio Gottardi.
Coprì la carica di Membro del Consiglio Superiore della Industria e del Commercio. Fu inoltre presidente onorario delle società cooperative e delle società di mutuo soccorso cittadino.
Gli fu conferita l'onorificenza di Cavaliere Ufficiale e di Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia.

Attività imprenditoriale

A partire dall'estate del 1873, Appiani getta le basi di un ambizioso piano edilizio il cui obiettivo finale era la realizzazione di un moderno centro industriale.

La fabbrica laterizi e fornaci Sistema Privilegiato della Ditta Appiani e C.

Fonda innanzitutto lo stabilimento per la produzione dei laterizi, la Fabbrica laterizi e fornaci Sistema Privilegiato della Ditta Appiani e C., in un'area di Treviso di 45000 m² circa, precedentemente occupata dalle fornaci Battistella. Grazie all'innovazione da egli stesso introdotta, Appiani riesce ad affermare il proprio marchio a livello nazionale ed internazionale prima nella fabbricazione di laterizi e successivamente nella produzione di formelle in grès per pavimenti e rivestimenti.
Questa attività gli procurò riconoscimenti alle più importanti esposizioni internazionali e gli consentì di svolgere un'intensa opera in campo sociale e politico.

Ceramica Appiani

Fondata a Treviso nel 1873, la Ceramica Appiani era dedita alla produzione di fregi, coppi e mattoni, per cui ricevette molteplici riconoscimenti in Italia e all'estero, si passa, nei primi anni del 1900, a quella di piastrelle pressate con polvere d'argilla e si realizzano nuovi sistemi per la lavorazione e la cottura dei materiali.
Nel 1910 il fondatore Graziano Appiani dà il via alla produzione delle prime mattonelle ceramiche colorate e costruisce il “ villaggio Eden” per la vita e il benessere delle proprie maestranze, con case, ristorante, cinema e teatro, primo esempio di imprenditoria illuminata.

Ventennio Fascista

Le commesse sono relative alle pavimentazioni di caserme, hangar, ospedali e stazioni. Successivamente agli eventi bellici inizia la produzione del famoso “gres rosso” che ha contraddistinto l'azienda nel periodo della ricostruzione e del boom economico. Nel 1960 la famiglia Appiani inizia una politica di rinnovamento e sviluppa collaborazioni con progettisti e designer come Giò Ponti. Nel decennio seguente viene costruito un innovativo impianto per la produzione di gres smaltato con l'esclusiva tecnologia della “monopressocottura”. Negli anni ‘90 la famiglia Bardelli, affermato marchio del settore, rileva l'azienda e, recuperandone le antiche tradizioni, sviluppa la produzione del mosaico ceramico. Nel 2000 viene realizzato il totale rinnovamento degli impianti produttivi introducendo la più spinta automazione e la completa computerizzazione.

Dalla scoperta Del Mosaico in Gres ad oggi

Appiani riscopre il fascino dei materiali di antica produzione come il mosaico e propone colori, formati e finiture per realizzare superfici multimateriche e campiture policromatiche, accostando forme e dimensioni della tradizione ceramica. Appiani fa parte del gruppo Altaeco assieme ad altre tre realtà del mondo ceramico di eccellenza: Ceramica Bardelli, Gabbianelli e Ceramica Vogue.

Villaggio Eden

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Imprenditore paternalista, ha un rapporto diretto con i propri dipendenti, dai quali esige fedeltà assoluta (si oppone infatti con successo alla loro sindacalizzazione).
Aderendo alle idee di Giuseppe Toniolo, teorico sociale che promosse azioni a favore del miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori all'interno ed all'esterno della fabbrica, Appiani introduce nel suo stabilimento il riposo festivo, il salario minimo ed escluse dal lavoro gli adolescenti. Realizza inoltre sistemi per l'eliminazione delle polveri prodotte dalla lavorazione e cottura dei laterizi.
Il progetto più ambizioso fu però quello del villaggio Eden, poco distante dalla sua villa[1]: decine di case per i propri dipendenti, l'Eden teatro, un caffè ristorante, una stand per il tiro al piccione, uno spaccio-distilleria.

2018 Anno Europeo del Patrimonio Culturale : il Teatro Eden a Treviso

Il Teatro Eden, notevole esempio di architettura Liberty a Treviso, fa parte del villaggio Eden, l'ambizioso progetto dell'industriale Graziano Appiani.

Storia

Il teatro Eden, inaugurato il 5 gennaio 1911 "alla presenza di molte autorità anche nazionali e col concorso della banda cittadina, tra una folla gaudente e chiassosa", fu pensato dal proprietario della Fabbrica laterizi e fornaci Sistema Privilegiato della Ditta Appiani e C. quale luogo di svago per i propri dipendenti e più in generale per la cittadinanza tutta. Divenne subito un "centro polivalente": qui si poteva non solo assistere a spettacoli teatrali e cinematografici, a concerti e balletti, ma anche danzare, pattinare, organizzare feste e manifestazioni varie.
La prima guerra mondiale segnò un primo periodo di declino per il teatro.
Dopo il 1923 la gestione passò alla Società "Punto Interrogativo" presieduta da Pietro Zanetti, che ebbe il merito di fare del Teatro un luogo destinato ad ospitare le varie società filodrammatiche e folcloristiche di Treviso. L'Eden continuò così per alcuni anni la sua attività, anche se non più legata alla fabbrica e agli ideali di Appiani.
In seguito ad un nuovo periodo di abbandono, il 20 ottobre 1930, Dante Appiani, figlio ed erede di Graziano, cedette il teatro alla Società Anonima "Calzaturificio Eden" che qui trasferì la propria attività. Il 20 luglio 1948 la proprietà passò quindi al Consorzio Cooperativo Tabacchicultori di Castelfranco Veneto. Il fabbricato fu infine acquistato, il 15 dicembre 1967, dal Comune che lo adibì a magazzino per la nettezza urbana.

Il rilevamento da parte di Fondazione Cassamarca e il restauro

Alla fine dagli anni novanta Fondazione Cassamarca ha promosso un intervento di recupero incentrato sul restauro conservativo del fabbricato liberty e sulla costruzione di un nuovo corpo interrato contenente gli impianti, i servizi e le attrezzature necessarie al funzionamento del Teatro. L'intento è stato quello di fornire alla città una sede teatrale in attesa di poter riaprire, dopo un radicale e necessario intervento di restauro, il Teatro Comunale.
Anche in questo caso, come per il Teatro Comunale, la Fondazione ha disciplinato con il Comune di Treviso, tramite apposita convenzione, la concessione in comodato del bene per trent'anni e la gestione dello stesso dopo il restauro.
Il teatro è quindi inaugurato il 23 dicembre 1999, riacquistando, dopo anni di abbandono, la dignità di luogo di cultura e di spettacolo.
Successivamente, nel 2002 Fondazione Cassamarca ha infine acquistato il Teatro dall'Amministrazione Comunale.

Architettura

Il Teatro Eden fu progettato dall'ing. Alfonso Modonesi, allora ingegnere capo del Comune di Treviso.

Esterno

La facciata è caratterizzata da un corpo avanzato più basso contenente l'atrio su cui si apre il portale d'ingresso sormontato da un balcone e fiancheggiato da due finestroni. L'ingresso è oggi protetto da un porticato in ferro battuto costruito negli anni novanta. Quattro grandi paraste con un'alta base e un coronamento in cui si trovano lumiere a palla in ferro battuto, ritmano questo prospetto. La parte arretrata della facciata raccordata all'avancorpo dalle linee curve di due elementi laterali in forma di garitta, contiene la sala vera e propria, ed è anch'essa decorata da paraste sulla cui sommità si trovavano porta bandiere in ferro battuto. Al centro, la grande scritta "Eden Teatro", ricostruita nel corso dei recenti restauri, chiude la capriata del tetto.
Tutto l'esterno dell'edificio era caratterizzato da una decorazione in stile Liberty Floreale, come si può dedurre da una stampa dell'epoca.

Interno

Un atrio tripartito dà accesso alla sala e, attraverso due scale laterali, alla loggia. Il pavimento della sala (m. 23 per 16, con una altezza di m. 8,50) è costituito da formelle esagonali in gres opaco di colore rosso, ocra e azzurro con una struttura a nido d'ape. La loggia a ballatoio che corre intorno ai tre lati della platea conserva nelle balaustre lignee un caratteristico motivo a lira ripreso anche nei bassorilievi dei portali. Altre decorazioni in gres smaltato e altri elementi laterizi modulari, di varie forme e colori, tipiche della produzione Appiani, sono presenti in sala.
In totale vi sono 451 posti a sedere, di cui 360 nel parterre e 85 nel loggiato al piano primo.
Il boccascena si trova nella parte sud-ovest dell'edificio ed ha un'altezza di m. 6,80 e una larghezza di 8 metri. Purtroppo non rimane traccia del palcoscenico originale, smontato quando l'edificio fu adibito ad altri usi; in origine doveva misurare 15 metri di profondità per 15,50 di larghezza ai muri esterni. Il palcoscenico si estende ora su 184 metri quadrati ed è affiancato dalla fossa orchestrale ampliata per ospitare 40 elementi.
L'intervento di restauro aggiunge alla superficie originale di circa 800 metri quadrati, nuovi spazi pari a circa 1200 metri quadrati, interrati. La nuova area comprende 900 metri quadrati per i locali tecnici relativi a gruppi elettrici, all'impianto di condizionamento dell'aria, al sistema antincendio e ad altri impianti ausiliari, 150 metri quadrati per gli spogliatoi e servizi, 150 metri quadrati per il guardaroba.

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La Bottega dei Ricordi : il Villaggio Eden a Treviso

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« Tutti, chi a piedi, chi in calesse, chi con il tram a cavallo – e poi elettrico – accorrevano festanti alla luminaria delle divagazioni serali del quartiere ribattezzato Eden: giuochi di bocce, pattinaggio, feste da ballo, cinematografo e proiezioni di fotografie a colori, concerti con strumenti misteriosi, stand di tiro al piccione, parco pei giuochi pirici, serate mondane aperte a tutti con il concorso di ministri o notabili delle capitali del Regno. »
(Gianluca Marino)

Il villaggio Eden è un quartiere di Treviso, situato tra le mura occidentali del centro storico e la località San Giuseppe.
Fu costruito all'inizio del Novecento dall'industriale Graziano Appiani con l'intenzione di realizzare un progetto urbanistico e sociale a favore dei moltissimi lavoratori che si trasferivano in città dalle campagne e dai paesi vicini per lavorare nella sua azienda, la Fabbrica laterizi e fornaci Sistema Privilegiato della Ditta Appiani e C..


Il progetto

Urbanisticamente l'iniziativa si prefigura come possibile sviluppo della città di Treviso verso ovest, tra le mura e l'antico centro di San Giuseppe, vicino al piccolo scalo ferroviario e stazione di Porta Cavour (l'antica Porta Santi Quaranta) sulla linea Treviso-Vicenza.
L'ambizioso progetto, finalizzato a dare concreta applicazione alle idee dell'economista e sociologo Giuseppe Toniolo, si concretizza in diverse decine di unità abitative per i dipendenti dell'Appiani, nell'Eden Teatro, in un caffè ristoratore, uno stand per il tiro al piccione e uno spaccio-distilleria, nonché nella linea 2 della rete tranviaria urbana.

Unità abitative

Nelle adiacenze della Fabbrica laterizi e fornaci Sistema Privilegiato della Ditta Appiani e C. vengono costruite due schiere di appartamenti su due piani, la prima costituita da 6 unità abitative e la seconda da 14 più piccole . Ogni casa è identificata dal proprio bel portoncino d'ingresso ed ha sul retro un piccolo orticello per una parziale autosufficienza alimentare delle famiglie.
Le decorazioni applicate alla facciata e degli interni (piastrelle bicrome in gres smaltato e altri elementi laterizi modulari) sono, ovviamente, produzione della fabbrica stessa. Piastrelle contornano le porte, formano zoccolature al piano terreno, fanno fascia tra i piani e sotto il cornicione. Elementi laterizi formano inoltre una ininterrotta balaustra sommitale con statue neoclassicheggianti in terracotta.

In testa alle due schiere, in una loggia, sono poste statue in terracotta che chiudono scenograficamente lo spazio tra la fabbrica, l'adiacente villa Appiani e le due villette di fronte.

Eden Teatro
Si è inoltre conservato ed è nuovamente funzionante l'Eden Teatro, pensato dal proprietario della Fabbrica laterizi e fornaci Sistema Privilegiato della Ditta Appiani e C. quale luogo di svago per i propri dipendenti.
Caffe Ristorante Eden
Con il Caffe Ristorante Eden Appiani ha cercato di fondere il luogo della tradizionale gita con spuntino "fuori porta" della borghesia cittadina, il ritrovo mondano del caffè concerto e il gioco popolare delle bocce, attorniato d tavoli da osteria. Nel giardino posto alle spalle del Ristorante venivano organizzati balli popolari, concerti all'aperto e spettacoli pirotecnici.

Completavano il villaggio uno stand per il tiro al piccione e uno spaccio-distilleria

La Bottega dei Ricordi : La rete tranviaria di Treviso

La rete tranviaria di Treviso, costituita da tre linee urbane a trazione elettrica, rimase in esercizio solamente per ventotto anni, rappresentando comunque uno strumento di innovazione e un volano economico per la vita della città della prima metà del Novecento.
Promossa a livello locale, la rete era integrata rispetto a quella di Mestre, rappresentando sin dall'origine il prolungamento urbano della tranvia extraurbana Mestre-Treviso.

Storia

Tram presso la barriera Vittorio Emanuele
Nel 1908 un consorzio appositamente costituito promosse la realizzazione di una tranvia fra Mestre e Treviso, con capolinea a Sant'Artemio, nell'area dove sarebbe sorto il nuovo ospedale psichiatrico, per la quale fu richiesta la concessione del suolo stradale. Lo statuto di tale consorzio fu con regio decreto n. CXXXIV del 27 febbraio 1908.
Fra i principali promotori della tranvia figuravano Gregorio Gregorj e Graziano Appiani, consiglieri comunali e imprenditori; l'Appiani, in particolare, fece realizzare il quartiere Villaggio Eden, nell'area di Porta Cavour, al cui servizio furono progettate la stazione ferroviaria di Porta Cavour e l'apposita diramazione tranviaria.
Con regio decreto n. 412 del 2 aprile 1911 fu accordata alla Società Anonima Tramvie di Mestre (STM) la costruzione e l'esercizio di due linee tranviarie "fra Mestre e Carpenedo e fra Mestre a Treviso e Sant'Artemio, con diramazione da Piazza dei Noli alla stazione ferroviaria di Porta Cavour in Treviso", sulla base dei relativi progetti redatti dall'ingegner Angelo Bortolato e presentati da quest'ultimo fra il 1908 e il 1910.
Frattanto i lavori di costruzioni della linea principale erano stati terminati e la stessa poté essere inaugurata nel 1910; ad essa seguì l'anno successivo quella sulla diramazione, che prese il nome di "linea 2".
Nel 1928 la rete raggiunse la massima estensione arricchendosi della linea 3, sul percorso che dalle Poste Vecchie conduceva alla località Porto di Fiera[2].
In un contesto storico generalmente poco favorevole ai trasporti su rotaia, negli anni trenta si optò per la sostituzione dell'estesa rete tranviaria dell'area cura della Società Filovie Mestrine (SFM), che nel 1938 inaugurò la filovia extraurbana Mestre-Treviso la quale serviva altresì l'ambito urbano di Treviso fra la stazione ferroviaria, ov'era presente un anello di inversione, e piazza della Vittoria soppiantando completamente il tram.

Caratteristiche

Porta Mazzini o San Tomaso, con il tram
La rete nacque in origine a trazione elettrica e scartamento metrico, mantenendo dunque le caratteristiche della rete urbana di Mestre di cui rappresentava un'estensione[3].
La rete era strutturata su tre linee urbane, cui si aggiungeva il collegamento extraurbano per Mestre attivato nel 1909 lungo il Terraglio:
  • La linea 1 collegava la stazione di Treviso Centrale con Sant'Artemio. Il capolinea meridionale era situato a nord del passaggio a livello che immetteva nel Terraglio, in prosecuzione del servizio tranviario proveniente da Mestre. Lasciata la stazione, veniva oltrepassata la barriera daziaria di corso Vittorio Emanuele II (poi corso del popolo) presso Porta Antille; il binario transitava dunque per piazza San Leonardo e Porta San Tomaso, impegnando la strada Pontebbana fino all'area dove nel 1913 sorse l'ingresso dell'ippodromo.
  • La linea 2 originava all'imbocco del viale Trento e Trieste, davanti al Caffé Passuello e seguiva il percorso comune con la linea 1 fino ai Noli (Piazza Borsa), per poi impegnare l'itinerario per piazza dei Signori, via Calmaggiore, via Canova, Borgo Cavour, viale Monte Grappa e viale XIV Luglio, in prossimità della stazione di Porta Santi Quaranta. Il tram sottopassava la Porta Santi Quaranta, caratterizzata da un varco di dimensioni ridotte.
  • La linea 3 si diramava in prossimità delle Poste Vecie, che sorgevano in via Carlo Alberto all'incrocio con via Sant'Agostino, per raggiungere la località Porto di Fiera attraverso via Carlo Alberto e viale IV Novembre

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